Siglato il Protocollo di Intesa fra tutte le parti coinvolte, la fase burocratica può dirsi conclusa e fremono i preparativi per la messa in opera della Gigafactory italiana.
La redazione di Tate
12:00
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18 ago 2022
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3 minuti
Contrariamente a quanto si poteva pensare, la burocrazia italiana non ha rallentato o creato difficoltà al progetto di Italvolt per l'edificazione del suo primo polo produttivo in Italia, che sorgerà a Scarmagno, su un'aerea di circa 100 ettari; la recente sottoscrizione del Protocollo di Intesa è un'ulteriore conferma che la realizzazione del polo produttivo sta procedendo speditamente, come affermato da Lars Carlstrom, Fondatore e CEO di Italvolt.
"Dopo la presentazione del progetto preliminare e il successivo nulla osta ottenuto a inizio 2022, la firma del Protocollo d’Intesa testimonia l’avanzamento di un progetto che procede spedito grazie alla costante collaborazione con tutte le autorità locali. Il rispetto delle tempistiche del cronoprogramma condiviso ci porterà a diventare tra i primi player in Europa ad avviare la produzione, assicurandoci così un ruolo chiave nella filiera automobilistica elettrica”.
Inizialmente in Piemonte verranno prodotte solo celle di batterie agli ioni di litio MNC (nickel, manganese, cobalto) con anodi di silicio ma in futuro Carlstrom prevede anche lo sviluppo di batterie allo stato solido.
"Non realizzeremo ancora pacchi batteria, ci stiamo concentrando solo sulle celle... La batteria è la piattaforma dell'auto e deve essere progettata dalla casa automobilistica. Perché tutto questo accada deve esserci una collaborazione tra il produttore di celle, i produttori di automobili e la filiera".
Oltre seguire pedissequamente ogni fase propedeutica all'inizio dei lavori, il CEO ha anche stretto numerose ed importanti collaborazioni: AECOM seguirà la realizzazione delle dry rooms, le camere bianche in cui assemblare i componenti delle celle, e ottimizzerà i processi produttivi in modo da aumentare la resilienza delle batterie agli ioni di litio, riducendo al minimo gli scarti nel ciclo di vita del progetto. AVL e ABB si occuperanno degli aspetti dell'elettrificazione e dell'automazione robotica dello stabilimento, TÜV SÜD si farà carico del controllo e la certificazione dei processi produttivi e infine American Manganese e il Politecnico di Milano affiancheranno Italvolt nei processi di riciclaggio delle batterie, al fine di arrivare ad avere un ciclo chiuso.
Lars Carlstrom non ha in mente solo un perfetto sistema circolare in cui, idealmente, le nuove batterie verranno ricavate dal riciclo di quelle dismesse, ma intende anche avviare un sistema di estrazione del litio basato sulla geotermia:
"Operando nell’ambito della mobilità sostenibile, il nostro obiettivo è stato fin dall’inizio quello di sostituire i tradizionali combustibili fossili con tecnologie in grado di diminuire gli impatti ambientali, sociali ed economici dei trasporti. Dobbiamo essere certi che ogni fase della filiera di produzione delle batterie sia sostenibile, non solo il prodotto finale, a partire dall’approvvigionamento delle materie prime fino ai processi produttivi...La produzione geotermica del litio, oltre a sfruttare solo fonti rinnovabili, abbatte quasi della metà i costi di estrazione, consumando molta meno acqua e impattando molto meno sul territorio..."
La produzione inizierà nel 2025, con l'obiettivo di raggiungere il pieno regime entro il 2028, con una capacità produttiva di 45GWh: tutte le batterie avranno almeno una funzione di ricarica rapida in modo che possano essere ricaricate in “cinque o sei minuti, proprio come si fa il pieno di benzina”.
Lars Carlstrom è inoltre CEO anche di Statevolt, neonata società americana che ha scelto come sito la Imperial Valley della California meridionale per realizzare un impianto produttivo da 54 GWh annuali, ed è co-fondatore Britishvolt che intende costruire uno stabilimento produttivo nella contea di Northumberland.