Anche l'Arabia Saudita si impegna nel passaggio alla mobilità elettrica spostando gli investimenti verso i settori che escludono il petrolio.
La redazione di Tate
12:44
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24 ott 2022
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2 minuti
Potrebbe sembrare quasi un controsenso, ma il più grande produttore di petrolio al mondo, l'Arabia Saudita, ha deciso di puntare tutto sulla mobilità elettriche. La nazione stima di esportare ben 150.000 EV l'anno entro il 2026 per poi proseguire sulla strada delle energie rinnovabili.
D'altro canto, è indiscutibile che la richiesta di vetture elettriche nel mondo aumenta costantemente ed il mercato EV è attualmente quello con il tasso di crescita più alto. Per tali ragioni l'intera produzione si sta spostando verso la nuova propulsione ed è quindi inevitabile che prima o poi la richiesta di petrolio tenda a ridursi drasticamente.

Si tratta in realtà di un quadro che l'Arabia Saudita aveva già chiaro da qualche tempo. Nel 2018, infatti, il fondo di investimenti pubblico del paese, il PIF, aveva immesso oltre 1 miliardo di dollari nelle casse di Lucid Motors, produttore di veicoli completamente elettrici che si posiziona nella fascia premium del mercato. Alcune voci sostengono che l'investimento punti anche alla costruzione di uno stabilimento per la realizzazione dei veicoli direttamente sul territorio saudita.
Una manovra senza dubbio fondamentale per l'economia del paese, soprattutto in considerazione dell'andamento del mercato del petrolio. Si tratta di un prodotto il cui prezzo è sempre stato volatile, ma di recente dopo aver raggiunto un picco di 120 dollari, il prezzo al barile continua a tendere alla diminuzione.
Alla luce di questo l'Arabia Saudita ha deciso di diversificare i propri investimenti. Il piano "Vision 2030" prevede di acquisire almeno 50.000 veicoli da Lucid Motors fino a un massimo di 100.000 vetture, con l'intento di aumentare il PIL non derivante dal petrolio al 50% entro la fine del decennio, rispetto al 16% attuale.