È possibile ricaricare un’auto elettrica a casa, sfruttando una qualsiasi presa domestica? In realtà è fattibile, ma bisogna fare attenzione ad alcuni dettagli.
La redazione di Tate
05:05
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21 giu 2022
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4 minuti
Sommario
Si legge spesso del vantaggio economico nel possedere un’auto elettrica, e questo dipende principalmente da due fattori. La gestione del veicolo nel lungo periodo è più economica, soprattutto per la mancanza di parti meccaniche che si usurano, e il rifornimento di energia elettrica in determinate circostanze costa meno del combustibile fossile. In particolare quest’ultimo costo può oscillare parecchio, ma generalmente la ricarica casalinga è quella più economica. Questo perché l’energia che finisce nella batteria dell’automobile viene contabilizzata come quella usata per qualsiasi altro elettrodomestico, ed è sempre più economica rispetto alle colonnine pubbliche. Si può dunque ricaricare l’auto elettrica a casa da normali prese domestiche? La risposta semplice potrebbe essere “sì”, ma in realtà ci sono alcune considerazioni, tecniche e legali.
La ricarica casalinga è la più conveniente, ma occhio alle regole.
I pro dei caricatori domestici
Il primo aspetto da tenere in considerazione riguarda gli apparecchi per la ricarica domestica, ad oggi quasi sempre forniti con l’auto. Questi presentano lato auto la spina Tipo 2, quella usata da quasi tutte le auto elettriche, e una spina domestica lato presa a parete. Questa spina, a seconda dei modelli, può essere la classica italiana bipasso, oppure la più robusta Schuko.
L’utente non deve fare altro che connettere il caricatore all’auto e poi alla presa di casa, come farebbe con qualsiasi elettrodomestico.
Caricatori domestici, facili da usare ma limitati.
I contro dei caricatori domestici: lentezza e nessun controllo
Con il metodo sopra descritto però la ricarica sarà sicuramente lenta, poiché i caricatori lavorano a potenze molto basse, nell’ordine dei 2 kW. Ipotizziamo di avere una vettura con una batteria da 50 kWh: con una semplice divisione scopriamo che una ricarica completa necessiterebbe di circa 25 ore. Inoltre questa metodologia non consente nessun controllo remoto della ricarica, non vengono registrate statistiche, e non c’è possibilità di gestire più utenti in modo differenziato, tutte cose che invece si possono fare con una wallbox. C’è poi tutta la questione della sicurezza dell’impianto elettrico, che merita di essere trattata a parte.
I caricatori domestici non dovrebbero essere il metodo di ricarica preferito.
I contro dei caricatori domestici: modifiche all’impianto per maggiore sicurezza
A parte le carenze pratiche viste in precedenza, l’uso dei caricatori casalinghi obbliga ad avere accortezze dal punto di vista tecnico. Bisogna considerare che per la presa domestica utilizzata sarebbe come avere una lavatrice, un forno, o un ferro da stiro, collegati per 8,10 o anche 15 ore, costantemente in funzione. Un carico per cui queste prese non sono progettate, che potrebbe portare a guasti e problemi di vario genere. La presa stessa può deteriorarsi per effetto del calore prodotto, e se i cavi fossero di sezione limitata potrebbero anche fondersi, con conseguente rischio di corto circuito e incendio.
Per questo motivo alcuni produttori hanno creato delle scatole da parete che a prima vista sembrano identiche alle normali forniture casalinghe, ma sono in verità più robuste internamente, e progettate per sopportare forti carichi per un tempo prolungato. A queste prese bisogna però abbinare una linea dedicata, con cavi di spessore più generoso, cosa che di solito non si trova nei box e nelle rimesse. Un lavoro completo dal punto di vista della sicurezza prevede anche un interruttore magnetotermico a protezione della linea.
Le normali prese di casa non sono adatte a forti carichi prolungati.
Presa industriale, l’alternativa low cost
La presa speciale di cui abbiamo appena parlato ha la controindicazione di essere molto più costosa di una comune presa domestica, oltre a non essere di facile reperibilità. Molti utenti, quindi, preferiscono puntare su una soluzione furba e a portata di mano: la presa industriale. Tipicamente di colore blu, usata spesso in cantieri, officine e industrie, è una presa pensata per il collegamento di grandi macchinari, anche per un tempo prolungato. Diversamente dalle normali prese, è dotata di connettori metallici più spessi, ed offre anche un blocco meccanico che assicura un perfetto contatto e previene scollegamenti involontari.Diversamente dalle prese speciali, costa pochi euro, ed è facilmente reperibile in qualsiasi negozio di forniture elettriche o bricolage.
Bisogna sottolineare che l’eventuale uso di questa presa non elimina la necessità di avere cavi del giusto spessore. Non è altresì una buona pratica utilizzare il caricatore in dotazione con l’auto utilizzando un adattatore da spina domestica a industriale: questo componente andrebbe a vanificare i nostri sforzi, rappresentando un anello debole. Per questo motivo alcuni caricatori domestici vengono venduti direttamente con la spina industriale che si accoppia direttamente alla presa, senza adattatori intermedi. Altri caricatori invece offrono la possibilità di scegliere la parte finale di collegamento, cambiando presa a seconda delle proprie necessità. Questi componenti intercambiabili non sono deboli come gli adattatori, ma hanno connessioni appositamente studiate che mantengono alto il livello di sicurezza.
Le prese industriali sono più sicure e facili da installare.
Corrente nei box condominiali, ci sono regole a parte
Una volta capito come ricaricare in sicurezza la propria auto, bisogna capire anche quali regole seguire nel caso il box si trovi in un condominio. La prima cosa da chiarire è che è vietato utilizzare la linea di corrente che arriva nel box, se questa deriva da un impianto comune: sarebbe alla stregua del furto. Se si utilizza la corrente del box per ricaricare la propria auto, questa dovrà essere derivata direttamente dal contatore dell’abitazione, condividendo il carico con tutte le utenze di casa.Nel caso poi il corsello box sia sottoposto a Certificato Protezione Incendi (CPI), il proprio impianto privato deve essere collegato in cascata con i sistemi di sicurezza antincendio. Nel caso gli operatori preposti premano il pulsante di emergenza di sgancio della corrente elettrica, anche il proprio impianto deve disalimentarsi come il resto dei box, per consentire interventi in sicurezza. Sarà premura dell’installatore professionista predisporre i necessari collegamenti, oltre alle relative certificazioni.
Nei box condominiali bisogna seguire determinate regole.