Le auto elettriche sono per molti aspetti simili a qualsiasi altro strumento a corrente elettrica, e proprio come questi possono essere ricaricate tramite impianti monofase o trifase. Non sempre però, e non a pari condizioni, vediamo perché.
La redazione di Tate
05:27
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7 lug 2022
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4 minuti
Sommario
Differenza tra corrente monofase e trifase
Senza scendere in dettagli troppo tecnici, la differenza tra un impianto di corrente elettrica monofase o trifase può essere riassunta in pochi punti. In un sistema monofase la tensione tra la singola fase e il neutro è 220 volt, che è proprio quella che comunemente conosciamo per gli impianti casalinghi. In un sistema trifase invece, spesso usato a livello industriale e meno per il domestico, le fasi sono tre, e la tensione tra due fasi è di 400 volt.
È evidente, dunque, che con la seconda opzione la potenza a disposizione può essere maggiore, sempre se l’apparecchio utilizzatore è in grado di sfruttarla. Molte auto elettriche ricadono in questa casistica, anche se con alcune differenze.
La corrente trifase può portare più potenza.
Caricatori di bordo monofase o trifase
Esattamente come nei comuni elettrodomestici, la potenza disponibile al contatore rappresenta solo il massimo utilizzabile, ma la reale quota utilizzata dipenderà dalle caratteristiche del singolo apparecchio. Succede esattamente la stessa cosa con le auto elettriche od ibride plug-in, dove la potenza della colonnina di ricarica rappresenta un massimo ipotetico, ma la potenza durante la procedura sarà sempre limitata dal caricatore in corrente alternata presente a bordo della vettura.
A sua volta il caricatore avrà anche due differenze che influenzeranno la durata della ricarica: monofase o trifase, e potenza massima supportata. Per meglio comprendere questo punto è necessario fare degli esempi.
La colonnina può erogare fino a 22 kW, ma il limite è l’auto.
Ipotizzando di avere a disposizione una colonnina in trifase, con potenza massima di 22 kW, per capire a che potenza ricaricheremo l’auto dobbiamo sapere le caratteristiche del caricatore di bordo. Nel caso migliore, anche il caricatore potrà funzionare in trifase e con potenza massima di 22 kW, quindi riusciremo a sfruttare tutto il potenziale del punto di ricarica, accorciando di conseguenza anche i tempi. Molte vetture però non vanno oltre il trifase a 11 kW, quindi, nonostante la colonnina possa erogare anche il doppio, la nostra ricarica non andrà mai oltre gli 11 kW di potenza, raddoppiando di fatto i tempi. Ci sono poi vetture, spesso ibride plug-in, in cui il caricatore è solo monofase, e non va oltre i 7 kW circa. Queste auto possono comunque essere collegate a colonnine trifase, ma da queste prenderanno appunto solo la potenza di una singola fase (22 kW trifase, diviso tre, fa infatti circa 7 kW). Come logico aspettarsi, a queste condizioni i tempi si allungano ulteriormente, e la colonnina viene in effetti sfruttata per una minima porzione della sua totale disponibilità.
Il caricatore di bordo della vettura è ciò che determina la reale potenza di ricarica.
Volt e Ampere, le unità di misura da conoscere per capire i casi estremi
Vi sono poi dei casi particolari in cui sembra che l’auto non riesca a ricaricare al massimo delle sue potenzialità, e spesso può essere dovuto a impostazioni inusuali delle colonnine, ed al loro conseguente rapporto con i caricatori di bordo. Si possono trovare alcune colonnine trifase, ma con a disposizione solo 16 ampere di intensità di corrente elettrica. In questo caso la potenza totale della colonnina è limitata a 11 kW, potenza che potrebbe essere utilizzata completamente dalle auto sopra citate, con caricatore di bordo proprio della stessa potenza.
Con molte plug-in si rischia di non sfruttare al meglio le colonnine.
Nel caso però fossimo in presenza di una vettura con caricatore monofase con supporto massimo a 7 kW, questo non riuscirebbe a lavorare al massimo. Il perché è presto detto. In monofase, 7 kW corrispondono a un’intensità di 32 ampere che, come abbiamo visto, non sono presenti nella colonnina. Questa si limita a 16 ampere, per cui le singole fasi hanno una potenza di circa 3,5 kW. Ci troveremmo dunque nella situazione paradossale di avere una colonnina in grado di erogare fino a 11 kW, ma con l’auto che ne può utilizzare solo 3,5 kW, poiché preleva corrente da una singola fase, allungando di conseguenza i tempi necessari ad un pieno di elettroni.
Attenzione agli ampere, non sempre le auto possono sfruttare al massimo le colonnine.
Attenzione alle configurazioni in fase di acquisto
Per scongiurare le brutte sorprese degli esempi sopra riportati, è importante porre la massima attenzione in fase di acquisto della vettura, soprattutto quando offre diverse opzioni per quanto riguarda le potenzialità di ricarica. Dato per assodato di scegliere sempre l’aggiunta della ricarica fast, bisogna vagliare bene le scelte per il caricatore di bordo per la ricarica lenta. Molte auto, infatti, propongono di serie il caricatore monofase da 7 kW, proprio quello che causa alcuni limiti, mentre offrono solo come optional il caricatore trifase, da 11 o, meglio ancora, 22 kW.
Si tratta di componenti complessi e molto difficilmente sostituibili dopo l’acquisto dell’auto, per cui il consiglio è di investire sempre un pizzico di denaro in più, ma avere a bordo un caricatore in corrente alternata capace di supportare al meglio la maggior parte delle colonnine.
Se presente come scelta, meglio puntare sul caricatore più flessibile.