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General Motors riceve altri 2,5 miliardi per la produzione di batterie EV

La notizia arriva direttamente dal DOE (Department Of Energy) degli Stati Uniti di GM che per la prima volta concede un prestito per la produzione di batterie.

Il Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti ha annunciato oggi un prestito di 2,5 miliardi di dollari alla joint venture tra LG Energy Solution e General Motors, Ultium Cells. Il prestito punta ad espandere ulteriormente la capacità nella produzione delle batterie per un investimento totale di oltre 7 miliardi di dollari da parte di GM nei veicoli puramente elettrici.

Naturalmente, anche in questo caso l'investimento rientra nel progetto di General Motors di raggiungere una capacità produttiva annua pari ad un milione di EV entro il 2025. Il prestito arriva dall'Advanced Technology Vehicles Manufacturing Loan Program, che ha consentito anche ad altre aziende come Tesla, Ford e Nissan di rafforzare la propria posizione nella transazione ecologica.

Celle batteria Ultium Cells per vetture GM
Celle batteria Ultium Cells per vetture GM

Ciò che però risulta davvero interessante è che il programma, che non erogava fondi dal lontano 2010, per la prima volta ha concesso il prestito per la produzione delle sole batterie. In tutti gli altri casi, la concessione del denaro era stata strettamente legata alla produzione di veicoli finiti e quindi per siti di assemblaggio delle vetture e non solo della loro componentistica.

Tuttavia, in questo caso il vantaggio per gli stati in cui la joint venture locherà i propri stabilimenti è innegabile. Grazie alle nuove costruzioni saranno 6.000 i posti di lavoro nel settore edile a cui se ne aggiungono altri 5.100 operativi all'interno delle fabbriche una volta raggiunta la piena capacità produttiva.

A questo va poi aggiunto il vantaggio sul piano dell'approvvigionamento. Avere la produzione di parti e accessori sul territorio semplifica le consegne fornendo maggiore continuità alla produzione, considerando le difficoltà che hanno colpito il settore sia per la pandemia da COVID19, sia per la guerra russo-ucraina che ha interrotto l'attività di numerosi fornitori.

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