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Come ricaricare l’auto elettrica a casa e cosa serve

L’auto elettrica può comodamente essere ricaricata anche a casa, in un box o in un posto auto privato. Servono però accorgimenti tecnici e normativi.

Tutte le principali case automobilistiche stanno puntando senza mezzi termini verso l’elettrificazione della gamma, con l’intento di arrivare a vendere quasi solo auto elettriche. Queste vetture possono essere ricaricate presso le colonnine pubbliche, siano esse lente o veloci, ma trovano particolare convenienza nella ricarica domestica, che sfrutta i tempi morti in cui l’auto è ferma, ed è sempre più vantaggiosa economicamente rispetto alle colonnine. Questo perché il prelievo di energia elettrica per la ricarica dell’auto è fatto alle stesse condizioni di qualsiasi altro apparecchio presso la propria abitazione. Tuttavia non si può semplicemente pensare di collegare un’auto a batteria ad un qualsiasi impianto, come fosse un televisore o una lavatrice, ma il tutto necessita di alcuni accorgimenti, sia dal punto di vista tecnico che normativo.

È invece un falso mito quello secondo cui si debba necessariamente aumentare la potenza del proprio contatore. Con una gestione accorta si può tranquillamente ricaricare la vettura anche con la normale utenza da 3 kW, evitando maggiori costi inutili. In caso la potenza stia un po’ stretta, si può eventualmente valutare con il proprio gestore l’aumento della potenza impegnata a 4,5 kW o 6 kW, senza comunque salire a valori superiori.

Le regole e i suggerimenti che proponiamo di seguito valgono tanto per le auto elettriche, quanto per le ibride plug-in: queste ultime dal punto di vista della ricarica casalinga sono perfettamente identiche alle auto 100% a batteria, con l’unica differenza di avere batterie più piccole, che quindi necessitano di ricariche più brevi.

La ricarica domestica conviene sempre, e chi può deve sfruttarla.

Si ricarica ovunque, ma solo in emergenza

Si può considerare l’auto elettrica come un grosso elettrodomestico, che assorbe una quantità discreta di potenza elettrica, e per questo mette a dura prova l’impianto di casa. Le normali prese domestiche non sono create per supportare tali carichi per tutte le ore necessarie alla ricarica, con rischi di sovraccarico, cavi e spine fusi o bruciati, fino al pericolo di cortocircuiti e incendi. Per questo la prima regola da rispettare, quand’anche si utilizzi il caricatore occasionale fornito con l’auto, è avere una presa dedicata, più robusta delle normali forniture casalinghe, alimentata da cavi di opportuna sezione, il tutto installato da personale competente. Alcuni automobilisti scelgono addirittura le prese industriali (quelle di colore blu), proprio perché pensate per supportare alti carichi per lungo tempo.

Si può ricaricare dal normale impianto di casa, ma non in modo abituale.
Esempio di caricatore casalingo fornito con un’auto elettrica
Esempio di caricatore casalingo fornito con un’auto elettrica

Wallbox e linea dedicata, la soluzione migliore e più sicura

La ricarica dal normale impianto di casa dovrebbe essere una soluzione, come accennato, occasionale, e non quella utilizzata normalmente. Anche perché questi piccoli caricatori lavorano a potenze molto basse, nell’ordine dei 2 kW, e richiederebbero parecchie ore per completare un rifornimento completo. Nel caso di utilizzo costante e ripetuto della ricarica casalinga è necessario prevedere l’installazione presso il proprio box, o il proprio posto auto, di una wallbox, oggetto simile ad una colonnina in miniatura con predisposizione per il montaggio a parete (da qui il suo nome, “scatola da parete”).

Una wallbox è dotata della stessa presa utilizzata nelle auto e nelle colonnine, la Type 2, appositamente sviluppata per la ricarica di veicoli elettrici. Questo tipo di presa, oltre a fornire l’energia elettrica, permette il dialogo tra vettura e wallbox, così da negoziare sempre il giusto quantitativo di potenza o, ad esempio, scollegare il tutto in caso di emergenza. Alcuni modelli possono anche dialogare con un eventuale impianto fotovoltaico, per ricaricare l’auto nei momenti di maggiore produzione, oppure regolare il carico in base ai consumi istantanei di altri strumenti di casa.

Tra le caratteristiche che si possono valutare, ci sono la connettività remota, Wi-Fi o Bluetooth, che abilita il controllo tramite app per smartphone, o la regolazione della potenza, fino a trifase 22 kW, passando per tutti i valori intermedi. Tramite il collegamento remoto si possono controllare tutti i parametri, verificare la quantità di energia già assorbita dall’auto, ed intervenire anche in tempo reale sulla potenza a disposizione. Da considerare anche l’optional del cavo direttamente integrato nella wallbox, lungo alcuni metri: questa soluzione evita di dover usare il cavo in dotazione con l’auto ed estrarlo ogni volta dal bagagliaio.

La wallbox è più sicura, più potente, e con tante funzioni aggiuntive.
Una wallbox dotata di display e cavo integrato
Una wallbox dotata di display e cavo integrato

Installatori professionisti e normative, la sicurezza prima di tutto

Questo metodo di ricarica, certamente più sicuro e professionale, richiede anche che il relativo impianto sia installato rispettando apposite norme, per quanto riguarda ad esempio interruttori di emergenza e di protezione dell’impianto. Anche in questo caso sarà personale qualificato a dover eseguire i lavori, rilasciando le relative certificazioni “a regola d’arte”, e lo stesso installatore si occuperà anche della conformità con un eventuale impianto antincendio. Un impianto installato rispettando tutte le regole mette al riparo da possibili controversie con condomini o assicurazioni, nel malaugurato caso di incidenti di vario genere.

È importante specificare che, trattandosi di energia elettrica utilizzata per scopi privati, è vietato sfruttare linee elettrificate già presenti nei box dei condomini, di solito necessarie ai soli fini dell’illuminazione. Si tratta di linee elettriche dedicate solo agli usi comuni, e qualsiasi uso privato deve prevedere il collegamento diretto con il proprio contatore di casa. Nei costi di installazione, dunque, va anche considerata la distanza del proprio box dal locale contatori, e di conseguenza la necessità di canaline e cavi. Una volta attiva, la wallbox consente di ricaricare la propria vettura con estrema comodità. L’auto si ricaricherà nei momenti in cui sarebbe comunque ferma, ad esempio durante la notte, ai costi più bassi sul mercato, e con la massima flessibilità con i consumi di casa.

Impianto sicuro e con flessibilità di utilizzo, installazione a regola d’arte.

Le ibride plug-in si ricaricano come le elettriche

Dal punto di vista della ricarica casalinga, le vetture ibride plug-in si possono considerare come delle vere e proprie elettriche. La presa di ricarica lato vettura è identica a quella delle auto elettriche, e sul fronte della sicurezza valgono le stesse regole. Trattandosi poi di ricarica con potenza massima decisa dal proprio contatore, anche le energie in gioco sono simili. L’unica differenza riguarda la capacità della batteria, spesso ridotta ad un decina di kWh, o poco più, il che significa un tempo necessario per il pieno completo decisamente inferiore. Oppure, da un altro punto di vista, si potrebbe decidere di allungare i tempi di ricarica, abbassando la potenza a disposizione della wallbox, così da avere più potenza a disposizione per le utenze dell’abitazione.

Le ibride plug-in si ricaricano come le elettriche.

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