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Efficienza energetica

Ovvero come ottenere tanto con poco, panoramica su una strategia sempre attuale.

Introduzione

Nella maggior parte dei casi non consumiamo energia per il gusto di farlo, ma per soddisfare delle necessità: avere una certa temperatura in casa, spostarci da un punto ad un altro, produrre qualcosa. Essere energeticamente efficienti significa riuscire ad ottenere lo stesso effetto, ma consumando meno energia; è un concetto molto generale, che si può applicare ad ogni tipo di attività.

L’efficienza energetica è uno dei pilastri di sviluppo europei in ambito energetico [1] ed un tema su cui l’Europa è un riferimento a livello mondiale. Sebbene nella sua accezione più generale il concetto di efficienza energetica faccia parte delle leggi della natura, l’accezione con cui viene generalmente utilizzato fa riferimento alla riduzione dei consumi in tutti i settori, tramite l’avanzamento tecnologico ed un più razionale utilizzo delle risorse [2]. È in questo senso che il termine diventa di uso comune e viene messo al centro delle strategie energetiche di molti Paesi a seguito delle crisi petrolifere degli anni ’70.

Si parla di efficienza energetica in tutti i settori: edifici, residenziali e non, industria, trasporti. I bonus statali per l’efficientamento energetico sono ormai presenti da anni e riguardando un grande varietà di interventi: dall’isolamento termico degli edifici tramite cappotti isolanti e nuovi infissi, all’incentivazione al riutilizzo del calore di scarto nelle industrie, passando dagli incentivi alla sostituzione di diverse tipologie di veicoli (più efficienti e anche meno inquinanti).

Efficientamento e riduzione dei costi

Il primo elemento a guidare gli investimenti verso l’efficienza energetica è, infatti, la riduzione dei costi. Essere più efficienti richiede due livelli di investimento. Il primo, più indiretto, riguarda gli investimenti necessari a sviluppare nuove tecnologie e conoscenze; il secondo, più diretto, riguarda gli investimenti necessari a adottare e far diffondere le tecnologie sviluppate. A livello economico questi investimenti sono tanto più giustificati quanto maggiori saranno i risparmi ottenuti dai consumi ridotti. L’utilizzo efficiente dell’energia ha quindi, in generale, una giustificazione economica intrinseca che lo rende parte del naturale ciclo di sviluppo di una tecnologia. Un esempio in questo senso potrebbe essere il settore aeronautico: la prima fase di sviluppo ha riguardato l’imparare a volare e la nascita del settore aeronautico, fondato sulla capacità di sfruttare i combustibili fossili in modo sempre più efficace. Progressivamente ci si è poi spostati dall’efficacia verso l’efficienza: verso lo sviluppo, ovvero, di motori che consumano meno, e che permettono o di guadagnare di più, o di guadagnare uguale e di far volare più persone a costi inferiori.

Efficientamento e sicurezza energetica

La riduzione dei consumi legata all’efficienza energetica ha come conseguenza la riduzione della dipendenza dai Paesi esportatori e un conseguente miglioramento della sicurezza energetica. In questo senso gli investimenti in efficienza energetica sono una strategia geopolitica fondamentale per i Paesi importatori, come la maggior parte dei Paesi europei.

Efficientamento e cambiamento climatico

Riuscire a fare le stesse cose consumando meno energia è evidentemente anche un’ottima strategia contro il cambiamento climatico. Energia non consumata corrisponde ad emissioni non emesse: sarà sempre la strategia migliore, indipendentemente dal mix energetico di riferimento. Un recente rapporto dell’International Energy Agency (IEA) ha individuato una potenziale riduzione della domanda finale di energia di circa il 5% entro il 2030, a servizio di un’economia più grande del 40% rispetto ad oggi. Il risparmio energetico corrispondente sarebbe uguale all’attuale consumo annuale della Cina [3]. Per raggiungere gli obiettivi di azzeramento delle emissioni di CO2 al 2050, tuttavia, il tasso di miglioramento dell’intensità energetica dovrebbe passare dal 2% al 4% annuo. Il report spinge quindi ad un’azione decisa che punti all’elettrificazione dei consumi (ne abbiamo parlato qui), al cambiamento delle abitudini, alla digitalizzazione e all’efficienza dei materiali nell’industria.

Miglioramenti necessari nell’efficientamento energetico per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione
Miglioramenti necessari nell’efficientamento energetico per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione

Efficientamento e creazione di posti di lavoro

Sebbene si possano trovare posizioni contrarie a praticamente ogni forma di produzione dell’energia, rispetto all’efficienza energetica il consenso è unanime. Cosa impedisce allora di agire in modo più deciso in questa direzione? Le barriere principali riguardano, ovviamente, i costi e la pervasività degli interventi che sono necessari. Essere energeticamente più efficienti significa, in un certo senso, fare le cose meglio, aggiornare i modi in cui le cose vengono fatte: tutto questo richiede tempo e competenze diffuse all’interno di una società. La buona notizia è che questo porta alla creazione di posti di lavoro, che è uno dei benefici quasi sempre associati all’efficienza energetica [4].

Rebound effect e stranded assets

Sebbene non siano propriamente degli svantaggi, ci sono alcuni elementi da tenere in considerazione quando si parla di efficienza energetica. Il primo riguarda il rebound effect: introducendo un’innovazione tecnologica a cui dovrebbe corrispondere una certa diminuzione dei consumi, si potrebbe assistere ad una riduzione dei consumi solamente parziale, a causa dei cambiamenti nelle abitudini delle persone. Ad esempio, un’automobile che consuma meno potrebbe portare il proprietario a guidare più chilometri mantenendo la spesa in carburante costante, e continuare a consumare quindi la stessa quantità di energia [5]. Un altro aspetto da considerare nel valutare gli investimenti in efficienza energetica è su quali tecnologie si sta andando ad investire. Sviluppare un motore a combustione interna per un’auto che sia anche solo leggermente più efficiente dei motori precedenti potrebbe avere ripercussioni enormi sull’impatto ambientale dell’intero settore dei trasporti; ma che senso ha investire risorse finanziarie e anni di sviluppo su di una tecnologia che scomparirà a partire dal 2035? Esempi simili possono essere fatti per molte delle infrastrutture del settore oil & gas, per il quale spesso si parla di stranded assets [6], cioè di impianti che diventeranno obsoleti o dovranno chiudere prima di aver raggiunto il fine vita prevista al momento di realizzazione dell’impianto.

Fonti di riferimento

[1] https://energy.ec.europa.eu/topics/energy-efficiency_en

[2] https://www.treccani.it/enciclopedia/efficienza-energetica_%28Enciclopedia-Italiana%29/#:~:text=L'e.,primo%20principio%20della%20trasformazione%20associata.

[3] https://www.iea.org/reports/the-value-of-urgent-action-on-energy-efficiency

[4] https://www.iea.org/reports/energy-efficiency-2020/energy-efficiency-jobs-and-the-recovery

[5] https://www.carbonbrief.org/guest-post-why-rebound-effects-may-cut-energy-savings-in-half/[6] https://www.politico.eu/article/stranded-assets-europe-mapped-energy-climate/

Pietro Lubello è laureato in Ingegneria energetica, sta conseguendo il dottorato presso l’Università degli Studi di Firenze. È stato Visiting Researcher all’Université de Liège, in Belgio. Si occupa dello sviluppo di modelli open-source per il supporto alla definizione di politiche energetiche. Profilo Twitter qui.

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07:56 • 09 ott 2022
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