Ci preme darvi un po’ di risposte alle domande che probabilmente vi sarete posti a proposito di uno dei disastri ambientali più gravi degli ultimi anni.
La redazione di Tate
15:03
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15 gen 2020
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4 minuti
Sommario
È notizia ormai nota delle ultime settimane quella che riguarda gli incendi che hanno colpito l’Australia. Molto scalpore hanno giustamente creato questi avvenimenti, come già era successo per quelli avvenuti in Amazzonia l’estate passata.
Cosa è successo in breve
“Ad oggi si stima che le fiamme abbiano bruciato un’area grande oltre 84 mila chilometri quadrati, una superficie superiore a quella di Piemonte, Lombardia, Liguria e Valle d’Aosta messe insieme” (Fonte: Agi), che corrisponde a “una superficie doppia a quella degli incendi del 2019 in Siberia e in Amazzonia combinati, e pari ai quattro quinti di tutte le foreste italiane. In sole quattro annate, negli ultimi 50 anni, la superficie bruciata in New South Wales ha superato un milione di ettari, e oggi ha quasi raggiunto il doppio della seconda annata più drammatica (il 1974 con 3,5 milioni di ettari percorsi). […] L’Australia è grande 769 milioni di ettari, quindi non possiamo dire che stia “bruciando un continente.” (Fonte: Giorgio Vacchiano, ricercatore in selvicoltura e pianificazione forestale dell’Università degli Studi di Milano)
Cosa c’entrano il cambiamento climatico e il riscaldamento globale
Entrambi stanno creando condizioni favorevoli per il verificarsi di eventi estremi come i roghi degli ultimi giorni. Ci sono 3 ragioni principali per cui possiamo avere evidenza di questo.
- “La straordinaria siccità australiana è stata generata da una rara combinazione di fattori. Normalmente il primo anello della catena è El Niño, un riscaldamento periodico del Pacifico meridionale che causa grandi cambiamenti nella meteorologia della Terra, ma quest’anno El Niño non è attivo. Si è invece verificato con una intensità senza precedenti un altro fenomeno climatico, il Dipolo dell’oceano Indiano (IOD) — una configurazione che porta aria umida sulle coste africane e aria secca su quelle australiane. È dimostrato che il riscaldamento globale può triplicare la frequenza di eventi estremi nell’IOD.
- A questo si è sovrapposto, a settembre 2019, un evento di riscaldamento improvviso della stratosfera (oltre 40 gradi di aumento) nella zona antartica, anch’esso straordinario, per cause “naturali”, che ha portato ulteriore aria calda e secca sull’Australia.
- Il terzo fenomeno è stato uno spostamento verso nord dei venti occidentali (o anti-alisei), i venti che soffiano costantemente da ovest a est tra 30 e 60 gradi di latitudine sui mari dei due emisferi terrestri. Lo spostamento verso nord degli anti-alisei (Southern Annular Mode) porta aria secca e calda sull’Australia, e sembra venga favorito sia dal climate change che, pensate un po’, dal buco dell’ozono.
Il cambiamento climatico quindi c’entra eccome, sia nella sua azione diretta (l’aria australiana si è riscaldata mediamente di almeno un grado nell’ultimo secolo) sia indirettamente attraverso le sue influenze sulle grandi strutture meteorologiche dell’emisfero sud.” (Fonte: Giorgio Vacchiano)
Cosa possiamo fare
È fondamentale sapere qual è il pericolo d’incendio della propria zona abitativa e conseguentemente conoscere le misure necessarie per proteggersi. Tuttavia è anche importante ridurre le nostre emissioni di CO2 con comportamenti collettivi e ad alto impatto. Oggi “i koala sono colpiti duramente, ma domani toccherà ancora ad altri animali, altri ecosistemi… altri uomini. E forse anche a noi.” (Fonte: Agi)
Factchecking su dati, foto e informazioni
- L’immagine della bambina con una maschera che tiene in braccio un koala: Falsa, è un fotomontaggio. Il koala è stato aggiunto a posteriori e anche le fiamme sullo sfondo sono state aumentate. L’autrice dell’immagine lo ha esplicitamente scritto nella caption della foto sul suo account Instagram.
- La foto dell’Australia vista dallo spazio e ricoperta per buona parte dai roghi: Falsa. Non è una foto, ma un’elaborazione grafica in 3D, ottenuta con il software Cinema 4D, che raccoglie i dati satellitari della NASA su tutti gli incendi in Australia tra dicembre e gennaio. La vera foto della NASA è visibile qui.
- Un miliardo di animali sono morti: Falso, si tratta di stime. I numeri che circolano a tal proposito fanno riferimento agli animali coinvolti negli incendi. Esistono infatti specie, che sanno fuggire alle fiamme, ciononostante è possibile che possano aver subito ferite letali. Ma non è semplice indicare con precisione quali e quante siano ad oggi le vittime degli incendi tra le specie viventi in Australia, ma le stime che parlano di centinaia di milioni di possibili morti non sono prive di fondamento. (Fonte: Agi)
- Arrestati 200 piromani: Falso. “Nello specifico, 24 persone sono state accusate (e non arrestate) di aver acceso deliberatamente delle fiamme, mentre le rimanenti 159 di non avere rispettato alcune misure di sicurezza, per esempio per aver buttato al suolo delle sigarette non spente. Dunque non si tratta di 200 piromani, ma di una ventina di sospetti piromani e di centinaia di persone che potrebbero aver causato incendi in maniera del tutto accidentale.” (Fonte: Agi)
Fonti di riferimento