Per chi possiede un impianto fotovoltaico esistono due modi per farsi remunerare le eccedenze di energia prodotte e immesse in rete. Ma quali sono le differenze di funzionamento, e quale conviene di più?
La redazione di Tate
13:03
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2 feb 2023
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5 minuti
Sommario
Un impianto di generazione di energia elettrica tramite pannelli fotovoltaici contribuisce a diminuire i costi in bolletta, per abitazioni e aziende, ma molto spesso non tutta l’energia prodotta viene autoconsumata dalle varie utenze. Di conseguenza le eccedenze vengono immesse in rete, tramite un contatore di scambio, e questa produzione che forniamo al GSE, il gestore nazionale, ci viene pagata. Ci sono però due sistemi di gestione allo stato attuale, che apparentemente si somigliano, ma hanno in realtà delle differenze rilevanti. Parliamo dello Scambio sul Posto e del Ritiro Dedicato. È bene dunque analizzare cosa c’è di diverso tra le due modalità, e quali possono essere gli scenari di convenienza dell’uno o dell’altro.
Il tuo impianto fotovoltaico genera energia in eccedenza che ti viene pagata.
Scambio sul Posto: come funziona
Tanti lo usano già da tempo, ma spesso non conoscono bene il suo funzionamento. Parliamo dello Scambio sul Posto, a volte abbreviato in SSP, ovvero il metodo più diffuso con cui i proprietari di un impianto fotovoltaico cedono energia al GSE, e per questo vengono remunerati in diversi modi. All’apparenza un semplice scambio dare/avere, in realtà l’SSP è un po’ più complesso, e mescola una sorta di meccanismo di “cash back” a uno di vendita pura.
Per comprendere più facilmente come funziona, è molto pratico fare un esempio di un’ipotetica abitazione con impianto funzionante.
La nostra casa di esempio, tramite i pannelli posti sul tetto, riesce a produrre 5.000 kWh, e contestualmente ha dei consumi totali di 4.000 kWh. Di questi, 2.000 kWh avvengono nei momenti di produzione, e sono quindi un autoconsumo immediato, che genera un risparmio totale in bolletta, poiché sono kWh non prelevati dalla rete. Dei restanti 3.000 kWh generati dall’impianto, 2.000 kWh sono invece controbilanciati da prelievi effettivi dalla rete, effettuati di notte o in condizioni climatiche in cui l’impianto non riesce a produrre. Questa quota costituisce la principale particolarità dello scambio sul posto, in quanto eventuali prelievi dalla rete, quindi pagati in bolletta, ma controbilanciati da produzione immessa in rete, vengono rimborsati come fosse un cash back, per circa il 60% del costo che si va a pagare in bolletta per quei kWh. Immaginando di aver prelevato 1 kWh, pagato 40 centesimi di euro, se bilanciato da eccedenza genera un rimborso di circa 24 centesimi. Al variare del prezzo di acquisto varia in proporzione il valore del rimborso.
Nel nostro esempio restano dunque 1.000 kWh, una quota che non può essere in parte rimborsata, poiché non prelevata, e viene quindi semplicemente pagata al prezzo minimo garantito o al prezzo orario zonale. Il prezzo fissato per questa parte è solitamente molto basso, e genera dunque introiti minimi (rispetto al costo di un impianto).
Lo Scambio sul Posto è ottimo per chi ha consumi energetici stabili.
Ritiro Dedicato: più semplice e immediato
In realtà da diversi anni già in vigore, il Ritiro Dedicato, o RID, si contrappone allo scambio sul posto per la sua semplicità, nascondendo però allo stesso tempo delle criticità. Con il RID abbiamo sempre il vantaggio immediato dell’autoconsumo, mentre l’eccedenza immessa in rete viene semplicemente pagata, proprio come se si fosse un produttore, sulla base di quello che è il prezzo di mercato dell’energia in quel momento. L’ente ARERA fissa ogni anno un prezzo minimo garantito, ovvero un minimo sotto il quale non si può andare, ma se il PUN (acronimo di Prezzo Unico Nazionale) sale, cresce anche la cifra che viene pagata per le eccedenze immesse. Di conseguenza se il costo dell’energia sale, si guadagnerà anche di più dalle eccedenze in regime di RID, se invece scende, diminuirà anche il guadagno, ma non al di sotto del prezzo minimo garantito. È evidente, dunque, che con questo meccanismo si possono incassare cifre rilevanti quando il prezzo dell’energia schizza alle stelle, ma è altrettanto vero anche il contrario, nel caso in cui si ricadesse per lungo tempo nel prezzo minimo garantito. Inoltre, il ritiro dedicato ha un ulteriore svantaggio monetario: si viene considerati a tutti gli effetti come dei produttori, e per questo i pagamenti ricevuti per le eccedenze sono dei redditi che vanno dichiarati al fisco.
Il Ritiro Dedicato è più semplice ma può portare a guadagni inferiori.
Quale dei due sistemi conviene?
Rispondere a questa domanda non è semplice, e forse non esiste nemmeno una risposta unica e universale. Dal punto di vista degli introiti sicuramente lo scambio sul posto appare più conveniente, ma solo se l’impianto fotovoltaico è ben dimensionato rispetto ai consumi. Per ottimizzare l’incasso infatti è necessario che una buona quota dell’eccedenza prodotta sia bilanciata dai prelievi in orari di non produzione, così da poter ricadere nel regime del simil cash back. In caso di consumi scarsi si rischia di far finire tutte le eccedenze al compenso minimo garantito, e incassare quindi davvero poco.
Il ritiro dedicato ha invece il vantaggio dell’estrema semplicità del sistema, e la proporzionalità al costo dell’energia sul mercato. Se ci si trova in un periodo in cui il prelievo dell’energia costa tanto, anche il pagamento delle eccedenze sarà elevato, consentendo di incassare cifre considerevoli. Al contrario, però, nei momenti storici in cui l’energia sul mercato ha uno scarso valore, anche gli incassi crollano, con in più l’aggravante di dover pagare anche tasse in più. Può convenire di più per chi ha grossi impianti, non collegati ad edifici con consumi apprezzabili, e quindi utilizzati solo per ottenere degli incassi accessori.
I due sistemi non sono compatibili tra di loro, è possibile solo passare da un meccanismo all’altro.
In ogni caso in futuro potrebbe non esserci scelta, in quanto una recente normativa avrebbe individuato nel 2024 la data di termine dello scambio sul posto, obbligando quindi tutti ad orientarsi al ritiro dedicato. Resta da vedere se questo limite subirà delle proroghe, come spesso accade.
La convenienza dei diversi sistemi di pagamento dipende dai propri consumi.
Quando e come vengono pagate le somme delle eccedenze?
Anche da questo punto di vista prettamente finanziario i due sistemi hanno delle differenze.
Lo scambio sul posto, in virtù della sua natura di rimborso, vede il GSE pagare al produttore un acconto a giugno, un secondo acconto a novembre, e saldo a giugno dell’anno successivo, con relativo conguaglio. Il ritiro dedicato viene invece corrisposto mensilmente, diventando una sorta di seconda entrata, e prevede comunque a fine anno la possibilità di un conguaglio.
Con il ritiro dedicato ricevi soldi ogni mese. Con lo scambio sul posto in determinati periodi dell'anno.