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Aumento in bolletta luce e gas: tutto quello che ci aspetta nei prossimi mesi

Cosa vuol dire l’aumento in bolletta di cui si parla da qualche giorno? Spieghiamo le vere ragioni legate all’incremento e ti aiutiamo a rispondere ai dubbi.

In questo articolo cercheremo di fare chiarezza in modo semplice ma esaustivo su cosa vuol dire l’aumento in bolletta di cui si sta già parlando da qualche giorno. L’obiettivo è spiegare le vere ragioni legate all’aumento in bolletta e aiutarti a rispondere a tutti i dubbi legittimi che sappiamo potreste avere.

Da quando è previsto l’aumento?

L’aumento dei prezzi sulla borsa è in corso ormai da diverse settimane. L’impatto in bolletta si vedrà effettivamente a cominciare dalle bollette relative ai consumi di agosto, a seconda della propria tariffa.

Di quanto si tratta?

Al momento abbiamo ancora stime approssimative di questo aumento. Il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, sostiene un aumento del 40% sulla bolletta elettrica per il prossimo trimestre. Altri esperti del settore, tra cui la testata de Il Sole24Ore, invece prevedono un aumento che oscillerà tra il 25% e il 30%. Quello che è certo è che l’aumento ci sarà a prescindere dal fornitore con cui ci si contrattualizzerà e che il rincaro è previsto non sul costo finale ma sulla sola componente energia.

Chi sarà colpito?

I clienti che saranno colpiti in primis sono i clienti del Servizio di Maggior Tutela, che ad oggi sono ancora circa il 50% dei clienti domestici in Italia. Il 1° ottobre l’autorità dell’energia ARERA aggiornerà come ogni tre mesi le tariffe di corrente elettrica e gas, avvicinandole ai costi di produzione e ai mercati internazionali.

Allo stesso tempo saranno colpiti anche i clienti di fornitori privati con tariffe a prezzo fisso in scadenza tra ottobre e dicembre, in quanto è molto probabile che il nuovo prezzo fisso che verrà proposto sarà molto alto. Saranno anche colpiti i clienti con tariffe a prezzo variabile, in quanto queste seguono l’andamento del mercato.

Cosa posso fare nel mio piccolo? Ho una tariffa a prezzo variabile, mi devo preoccupare?

Come diciamo chiaramente sul nostro sito, Tate non guadagna sui consumi dei clienti in quanto, a differenza di altri fornitori, non applichiamo sovraccosti sul kWh. Quindi non abbiamo mai avuto nessun interesse nel far consumare tanto i nostri clienti.

Adesso quindi consigliamo ai nostri clienti quello che in realtà abbiamo sempre consigliato: consumare il meno possibile, sia per diminuire il proprio impatto ambientale che l’impatto in bolletta.

Per quanto riguarda la tariffa a prezzo variabile, basata sul PUN, sappiamo bene che al momento potrebbe spaventare averla scelta. Ma la verità è che avere una tariffa basata sul prezzo reale dell’energia, sebbene non tuteli dalle oscillazioni del mercato, è l’unica davvero conveniente nel lungo termine. La ragione è semplice: le previsioni danno i prezzi di luce e gas nuovamente in calo a partire da gennaio del prossimo anno. Quindi scegliendo un prezzo fisso oggi, non sarebbe possibile approfittare della riduzione dei prezzi di domani. Ad esempio durante il 2021, tutti i clienti con una tariffa a prezzo variabile hanno potuto godere del forte calo dei prezzi, vedendo bollette estremamente basse.

Molti fornitori stanno iniziando a tempestare di chiamate facendo leva su questo aumento di costi, ma quello che vi consigliamo è di non cedere in alcun modo alla tentazione di scegliere un prezzo fisso ora.

Perché i costi aumentano?

Le ragioni sono diverse e come spesso succede, non possiamo puntare il dito contro una sola causa.

Tra i primi motivi vi è sicuramente la ripresa economica postpandemica che ha portato ad un aumento della domanda e di conseguenza all’incremento dei prezzi del gas e della corrente elettrica. “La domanda di gas liquefatto, quello che fa il prezzo sui mercati, è quindi molto alta, ma i fornitori hanno grossi problemi a soddisfarla, così c’è una forte competizione per accaparrarsi le partite di gas, cosa che fa schizzare in alto i prezzi. Inoltre la primavera in Europa è stata fredda, con consumi elevati che hanno svuotato le riserve, che si stanno ripristinando adesso, aumentando ulteriormente i consumi. Inoltre nel caso specifico europeo vi è un calo delle forniture di metano dalla Russia.” (Fonte: Qualenergia.it)

Altro motivo, molto dibattuto, che determina indirettamente l’aumento dei costi in bolletta è il rincaro del prezzo della CO2. In Europa infatti le aziende che producono anidride carbonica, e quindi gas, devono pagare per questo, comprando delle quote di emissioni nel sistema europeo ETS, (Emission Trading System). L’ETS è il primo mercato mondiale della CO2, “simile a una borsa, su cui aziende inquinanti si scambiano i permessi di inquinare. I permessi sono emessi dalle autorità europee in un numero limitato, perciò chi vuole inquinare più di quanto gli consenta la propria quota deve comprare ulteriori permessi sul mercato.

Questo sistema è stato introdotto nel 2005 per limitare l’emissione di gas serra da parte delle imprese europee, e fa in modo che coloro che inquinano di più trasferiscano denaro a coloro che inquinano di meno, incentivando la transizione verso fonti rinnovabili.” (Fonte: Il Post) Al momento il costo è di circa 62€ per tonnellata, il doppio dal 2020. Il prezzo, come è comprensibile, viene progressivamente aumentato per spronare le aziende ad avviarsi alla decarbonizzazione. La conseguenza di ciò però è un aumento dei costi di produzione e delle tariffe in bolletta. Tuttavia è fondamentale spiegare anche che secondo Frans Timmermans, Vicepresidente della Commissione europea, questo motivo pesa, a differenza del rincaro del prezzo del gas, solo per ⅕ sull’attuale aumento dei prezzi in bolletta.

L’aumento è solo italiano?

No. L’avvenimento non è un’esclusiva italiana. In tutto il mondo e in Europa “la domanda di energia corre all’impazzata, le materie prime faticano a stare al passo con la crescita della produzione, la richiesta di metano usato soprattutto dall’industria è altissima e l’offerta bassa, le fonti rinnovabili non bastano a soddisfare il fabbisogno, le normative ambientali fanno rincarare i costi di produzione”. (Fonte: Il Sole24Ore)

Prendendo poi nello specifico l’Europa, al momento il costo dell’energia è stratosferico ed è pari a 168€/MWh in media tra i paesi europei. Nella media sono inclusi stati che si riforniscono con energia di diversi tipi. L’aumento riguarda per esempio la Francia che viene fornita principalmente con nucleare, l’Inghilterra che è a gas e a eolico. “Il record infatti è proprio dall’Inghilterra dove le quotazioni spot dell’elettricità si aggirano sulle 400 sterline per mille chilowattora, con punte fino ai 2 euro al chilowattora per le consegne della sera alle ore 20 (1.675 sterline per mille chilowattora). La Germania invece rinvia a dopo le elezioni la botta mostruosa dei rincari energetici.” (Fonte: Il Sole24Ore) Questo vuol dire che non c’è una correlazione chiara ed evidente tra il mix energetico utilizzato dal Paese in questione e la fonte principale di energia elettrica utilizzata. Sicuramente quindi vuol dire che anche se (aspetto non da poco) per le emissioni di CO2 è meglio approvvigionarsi principalmente da fonti rinnovabili, non è detto però che per il prezzo in bolletta il tipo di fonte principale utilizzata vada a stabilizzare i prezzi.

Ma quindi è colpa delle rinnovabili?

No, la domanda non è corretta. La colpa non è delle rinnovabili, ma è del gas naturale. Tornando a quanto spiegato prima infatti l’aumento dei costi in bolletta dipendono principalmente dal rincaro del gas, non dai costi causati sulla CO2 per decarbonizzare.

Le rinnovabili non sono il problema, bisogna accelerare il passaggio alle rinnovabili per fare in modo che sia accessibile a tutti, non rallentarlo né complicarlo con normative e procedimenti lenti e complessi. Semmai il problema legato alle rinnovabili è piuttosto dovuto al fatto che l’Europa si è limitata a cercare di avviare la transizione ecologica, ma senza pensare alla competitività dei costi delle imprese. Siamo ancora troppo dipendenti dalle fonti fossili e dal gas naturale.

Quello che cerchiamo di spiegare è che le fonti rinnovabili aiutano a mitigare il fenomeno dei rincari, ma da sole non bastano, perché “i produttori rinnovabili e nucleari quando vendono le loro partite di corrente alla borsa elettrica cercano di spuntare il miglior prezzo possibile e collocano le loro offerte a un valore immediatamente inferiore di quello dei concorrenti fossili, conseguendo così margini interessantissimi per i loro azionisti. Un fenomeno simile anche per chi ha giacimenti, come l’Italia che è ricchissima di metano ma non vuole sfruttare le risorse nazionali: il metano estratto in Italia è venduto a prezzi internazionali, o immediatamente inferiori, poiché le società estrattive cercano di massimizzare il valore del loro bene, così come lo massimizzerà lo Stato al momento di incassare le royalty su quei giacimenti, che sono in percentuale con il prezzo di mercato.” (Fonte: Il Sole24Ore)

Ma se l’aumento dei prezzi è dovuto in parte anche ai costi della CO2 e ho scelto un fornitore 100% verde sono esente da questi aumenti?

No, purtroppo no. Perché in realtà non è possibile distinguere il colore degli elettroni e i due tipi di energia (rinnovabile e non) si mischiano nella stessa rete di distribuzione fino ad arrivare a casa tua.

Ma questo non deve disincentivare la scelta di fornitori 100% verde, anzi! Consumare energia 100% verde vuol dire finanziare i produttori di energia rinnovabile. Per ogni kWh di energia che consumerai ne verrà immesso un altro prodotto da fonti rinnovabili, grazie al meccanismo dei Certificati di Garanzie D’Origine. Quindi in realtà è un'azione di cui andar fieri perché si contribuisce con un piccolo gesto, ma fondamentale, alla transizione energetica.

E il governo? Farà qualcosa a riguardo?

Le ipotesi al momento sono diverse e sono tutte volte a cercare di non scaricare tutto il peso sulle famiglie, considerando che aldilà di alcuni eccezionali interventi (come il bonus sociale), le bollette non sono emesse secondo il reddito del nucleo familiare. Una delle soluzioni ipotizzate più efficace è la sterilizzazione dell’IVA. Al momento per le bollette luce delle utenze domestiche l’IVA è al 10%. Mentre per il gas è pari al 10% fino ai primi 480 Smc, per poi salire al 22%. Si ipotizza una riduzione al 4% per le utenze domestiche e alcune imprese.

Un’altra strada percorribile potrebbe essere quella di usare i soldi dell’ETS, il mercato della CO2 di cui abbiamo spiegato a inizio articolo. Un’altra opzione che potrebbe essere sondata è quella di spostare gli oneri di sistema (già a luglio il governo aveva provveduto in tal senso), o meglio i costi relativi alle attività di interesse generale per il sistema elettrico, che sono una delle voci che va a comporre la bolletta, che pesano in totale circa 12 milioni di euro l’anno.

Questi costi coprono tra le altre cose il bonus elettrico, gli incentivi alle rinnovabili, i costi per lo smantellamento delle centrali nucleari. Spostare questi costi vorrebbe dire semplicemente traslarli sulla fiscalità generale. Questa scelta però presenta alcuni problemi, il principale è che in questo modo tali incentivi verranno pagati solo dai contribuenti e non da tutti coloro che consumano energia elettrica.

Ad ogni modo sicuramente nel breve periodo sapremo meglio se e quali misure prenderà il governo in base a questi aumenti in bolletta. Noi vi terremo aggiornati!

Fonti

Prezzi elettrici alle stelle segnali per puntare su efficienza energetica e rinnovabili

Autunno rovente per le bollette energia

Podcast Morning Episodio 77

Bollette Elettricità e Gas rincari

Prezzo elettricità e gas rincari

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