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Le Comunità Energetiche Rinnovabili spiegate da chi se ne occupa

Per parlare di Comunità Energetiche Rinnovabili, un’intervista a Duccio Baldi e Tommaso Barbetti, che hanno fondato la start-up Enco e che di comunità energetiche si occupano quotidianamente.

Iniziamo dalle presentazioni: chi siete? Cos’è Enco?

Enco è la prima startup in Italia che si occupa interamente di CER (Comunità Energetiche Rinnovabili), con l’obiettivo di rendere le comunità energetiche semplici e digitali. I fondatori siamo io, Duccio, e Tommaso. Siamo entrambi ingegneri energetici ed entrambi abbiamo svolto la Triennale in Italia e un Master all’estero. Ci siamo conosciuti durante il Master in nord Europa, nell’ambito di un progetto europeo chiamato Climate-KIC. Io ero in Olanda per studiare modellazione di sistemi energetici, mentre Tommaso in Danimarca a occuparsi di energie rinnovabili. Io ho poi lavorato in Kenya per il governo tedesco e UNHCR, e per la Commissione Europea all’elettrificazione di campi profughi tramite minigrid (reti locali e indipendenti, in questo caso composte da impianti solari e batterie). Tommaso invece è stato prima in Vietnam per un progetto del governo danese e poi ha lavorato per IRENA, con l’obiettivo di integrare risorse rinnovabili nei mix energetici nazionali. Entrambi da sempre appassionati di sostenibilità ed energia rinnovabile, siamo tornati in Italia a causa della pandemia e abbiamo deciso di provare a contribuire attivamente alla transizione energetica in Italia e in Europa. Abbiamo fondato Enco all’inizio del 2022, integrando da subito nel team due figure fondamentali – Amira e Stefano – che condividono la nostra visione rispetto agli obiettivi di Enco da qui al 2030: rendere l’energia rinnovabile, semplice e per tutti.

Cosa sono le comunità energetiche? Qual è il loro obiettivo?

Una CER è un insieme di produttori (chiunque, privato o PMI, che produca energia da fonti rinnovabili come fotovoltaico o eolico) e consumatori (chiunque sia attaccato alla rete nazionale, come per esempio la casa di una persona, un ufficio, un’azienda) che tramite la rete nazionale (quindi senza bisogno di cambiare fornitore o “allacciare” dei cavi extra) condividono l’energia in eccesso generata dai produttori (cosiddetti prosumers) e immessa in rete. In questo modo si genera un incentivo sui kWh condivisi (ovvero nel momento in cui un produttore immette energia nella rete e un consumatore sta consumando energia) pagato dal GSE. Grazie a questo servizio, infatti, si riesce a decentralizzare il sistema energetico, avvicinando il sito di produzione a quello di consumo e riducendo quindi le perdite di sistema e promuovendo lo sviluppo di fonti rinnovabili. Le CER possono essere un valido modello per combattere la povertà energetica, ridurre le perdite di sistema e soprattutto aumentare la percentuale di rinnovabili nel mix energetico nazionale.

Che forma hanno preso le CER in Italia?

Le CER in Italia sono purtroppo ancora vincolate al DL del 2020, che limita la creazione di una CER alla cabina secondaria, di media-bassa tensione. Ciò significa impedire a questo modello di allargarsi a macchia sul territorio. La limitazione della cabina secondaria ha portato a sole 35 CER realizzate, tra l’altro di piccola taglia, in due anni e mezzo di operatività. Per fortuna, con il DL n. 199 di Dicembre 2021, si va ad allargare la cabina da secondaria a primaria, e si permette ad impianti precedenti al 2021 di entrare in CER fino al 30% della capacità totale. Tuttavia, questi impianti “vecchi” non accederanno ai 110 €/MWh disponibili agli impianti nuovi, ma solo a 10€/MWh di rimborso per bilanciamento di sistema. Uno schiaffo a chi ha installato pannelli negli ultimi anni.

Chi dovrebbe prendere in considerazione di partecipare a una comunità energetica?

Se letta dal punto di vista ambientale, economico e sociale: tutti. Infatti, da legge, una CER è aperta a privati cittadini, PMI ed enti pubblici. Grazie alla nostra soluzione chiunque può entrare in CER a costo zero, andando a beneficiare dei vantaggi ambientali, sociali ed economici. Inoltre, tutti i produttori di energia da pannelli FV vorranno entrare in CER in quanto con il DL n. 199 si va ad abolire lo scambio sul posto, la forma più remunerativa per la vendita di energia elettrica direttamente al GSE, a favore del ritiro dedicato. In questo modo si passa da circa 10-11 c€/kWh a 4 c€/kWh con il RID ai minimi garantiti. Quindi con i soldi dell’incentivo ripartito si va ad aggiungere valore all’energia venduta nel sistema.

Cosa vi distingue da altre compagnie che operano nel settore? In che modo le vostre soluzioni si differenziano dalle opzioni attualmente disponibili sul mercato?

La nostra visione è un mercato delle CER in cui si tende alla collaborazione. Per questo la nostra piattaforma è la prima ad offrire una soluzione ai due problemi principali delle CER: la burocrazia e il bilanciamento tra produttori e consumatori. Grazie ad un’interfaccia semplice e totalmente digitale, i nostri partner sono facilitati in tutto il processo di creazione e gestione di una CER. Il nostro target non sono solo le industrie, come stanno facendo la maggior parte dei nostri competitors, ma anche il mercato residenziale, che è ancora un terreno difficile. Con questo approccio omnicomprensivo puntiamo a diventare una delle piattaforme leader nel mercato italiano, dando la possibilità a tutti di entrare a far parte di una CER senza costi aggiuntivi.

In che modo la vostra start-up coinvolge e impegna le comunità nello sviluppo e nell'implementazione delle CER?

Le CER sono fatte da persone. Per questo in Enco stiamo sviluppando una serie di meccanismi per rendere le CER non soltanto un motivo di connessione energetica ma anche sociale. Partendo da un fondo che ogni CER può creare trattenendo una % dell’incentivo generato e investire in progetti di rivalorizzazione urbana nel territorio della CER. Siamo anche molto attivi sul territorio portando gratuitamente la nostra consulenza in uffici regionali per le attività dei cittadini. Inoltre, ogni statuto che proponiamo ha al centro del beneficio i partecipanti, andando quindi a limitare la percentuale di incentivo trattenuto per la gestione.

Potete condividere casi di studio o esempi di comunità energetiche che attualmente utilizzano la vostra soluzione?

A causa del ritardo legislativo, abbiamo deciso di portare avanti solo 2 progetti pilota rispetto agli oltre 50 che abbiamo in pipeline. Uno di questi progetti è finito sotto l’attenzione dell’Unione Europea all’interno del progetto Renaissance: la CER di Pozzolatico (non ancora ufficialmente costituita a causa del ritardo legislativo), che conta 21 kWp installati e 7 nuclei familiari coinvolti, è stata selezionata tra 10 CER al mondo come caso studio per poi essere replicata. Per i partecipanti la costituzione della CER (che avverrà in poche settimane) è stata un’occasione per interagire direttamente e per beneficiare inoltre di una procedura digitale e gratuita.

Quali sono le novità normative sulle CER in Italia?

Le principali novità sono:

  • Passaggio in cabina primaria.
  • Possibilità di includere fino al 30% di impianti “vecchi” (allacciati precedentemente al dicembre 2021) rispetto alla capacità della CER. Ma senza accedere ai 110 € di incentivo al MWh.
  • Possibilità per impianti fino a 1 MW di entrare in una CER.
  • Limite a 5 GW di impianti che possono entrare in CER.
  • Limite a 8 c€/kWh per impianti che immettono in CER meno del 70% dell’energia prodotta.

Quali sono gli ostacoli principali alla diffusione delle comunità energetiche in Italia? Potete parlare di eventuali sfide normative o politiche che la vostra startup ha affrontato, sta affrontando o prevede di affrontare?

È incredibile l’assenza di informazione generale sulle CER, soprattutto considerando che si tratta di un servizio che potrebbe davvero portare grossi benefici. Anche il ritardo normativo non ne ha favorito lo sviluppo: in cabina secondaria è quasi inutile creare una CER poiché possono entrare a farvi parte pochi partecipanti. Inoltre, c’è un continuo ostruzionismo da parte delle autorità perché i decreti possano portare a un reale sviluppo di questa soluzione (come il limite di 5 GW e il limite a 8 c€ introdotto totalmente a sorpresa nell’ultimo decreto ARERA, che potrebbe danneggiare notevolmente tutto il buon lavoro che è stato fatto negli ultimi anni).

Nell’ecosistema innovazione, inoltre, in Italia si hanno davvero poche start-up sul tema energia: sia perché gli investitori non capiscono la necessità fondamentale di accelerare una transizione energetica che riguarda tutti i settori, sia perché le grandi utility spesso bloccano o copiano tutto quello che di nuovo sta nascendo, monopolizzando un settore che per funzionare dovrebbe invece essere più democratico e libero di crescere. Senza energia il nostro mondo non si muove. Facendo muovere il mercato si permettere quel cambiamento necessario per lo sviluppo.

Che progetti avete per il futuro?

Abbiamo l’obiettivo di permettere a tutti, ovunque, di produrre e consumare energia 100% rinnovabile localmente prodotta. Per fare ciò dobbiamo portare il sistema a cambiare, in maniera graduale, partendo dall’Italia per arrivare in Europa. Questa trasformazione del sistema energetico passerà, prima o poi, da un mercato peer-to-peer dove finalmente si potrà bypassare il rivenditore di energia. E in questo mercato, ne vogliamo essere i leader nel 2030. Vogliamo guardarci alle spalle nel 2030 e poter dire di aver contribuito in maniera sostanziale ad un mondo più pulito, e di aver creato un sistema più giusto ed equo.

Pietro Lubello è laureato in Ingegneria energetica, sta conseguendo il dottorato presso l’Università degli Studi di Firenze. È stato Visiting Researcher all’Université de Liège, in Belgio. Si occupa dello sviluppo di modelli open-source per il supporto alla definizione di politiche energetiche. Profilo Twitter qui.

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09:29 • 03 feb 2023
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